Cadavre exquis
Installation, “In the name of the father”, Galleria Sonia Rosso
Turin, Italy, 2005
Dare un nome al proprio padre
è operazione non semplice per un soggetto collettivo. Anche ammesso che
ognuno dei suoi membri individuasse il proprio, arrivare ad una decisione condivisa
sarebbe complesso e probabilmente poco interessante, il rapporto padre figlio
non può essere ricondotto a schemi razionali. Abbiamo trovato assai più
stimolante mettere in moto un meccanismo che in qualche modo riproducesse il
processo di sovrapposizione e scambio delle diverse influenze che costruiscono
il nostro patrimonio genetico collettivo.
Cadavre esquis è “un gioco che consiste nel far comporre a parecchie
persone una frase o un disegno su un foglio piegato in modo tale che nessuna
di esse possa tener conto della collaborazione o delle collaborazioni precedenti.
L’esempio, divenuto classico, che ha dato il nome al gioco sta nella prima
frase ottenuta in questo modo: Le cadavre – esquis – boira –
le vin nuveau” (Andrè Breton et Paul Eluard, Dictionnaire abrégé
du surréalisme, 1938).
Ci è sembrato che ripetere le dinamiche di libertà ed automatismo
di questo gioco sotto forma di collages di architetture fosse la maniera più
fedele di soddisfare la richiesta di un omaggio alle nostre radici. Nell’universo
surrealista gioco e collage erano pratiche fondamentali che implicavano spontaneità,
spirito di gruppo, libertà, stimolo creativo, condivisione, scambio,
slittamento di senso. Tutti elementi che ci sforziamo sempre di far entrare
nel nostro lavoro.